La cultura di Bonu Ighinu

Nel 1970 gli scavi nella Grotta di Sa ‘Ucca de su Tintirriolu in territorio di Mara sotto la direzione di D. H. Trump e R. Loria permisero di individuare una fase culturale precedente la cultura di Ozieri, che caratterizza il Neolitico Medio: la cultura di Bonu Ighinu (4900-4400 cal BC), che prende il nome della località del ritrovamento.

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Grotta Filiestru, da Wikimapia

Dopo la scoperta nella grotta di Mara, seguono i ritrovamenti di materiali pertinenti alla cultura di Bonu Ighinu, con una serie di scoperte, anche in siti stratificati, tra cui è doveroso ricordare la Grotta di Filiestru, che è stata studiata con grande attenzione per i resti faunistici.

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Filiestru è di fatto uno dei pochi siti sardi in cui è stato raccolto materiale faunistico in modo sistematico e accurato negli anni ’80. Rivela la presenza di pecore, capre, suini, bovini, cervi, Prolagus sardus, volpe, Cynotherium sardous.

 

 

Importantissimo per l’identificazione degli aspetti cultuali della facies di Bonu Ighinu è stato il sito di Cuccuru is Arrius a Cabras, dove gli scavi di emergenza condotti tra il 1979 e il 1980 hanno messo in luce diciannove tombe databili al Neolitico Medio. I tipi tombali prevedono tombe ipogeiche a camera con pozzetto d’accesso, tombe a fossa scavate nel bancone roccioso e tombe a semplice fossa terragna. Il rituale è quello dell’inumazione e il defunto è sempre accompagnato da una statuina femminile, in alcuni casi due. Per quanto riguarda gli usi funerari e le analisi antropologiche è stato determinante anche il ritrovamento di un pozzetto interpretato come ossario nella Grotta Rifugio a Oliena.

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Da https://www.facebook.com/MontePramaBlog/photos/a.1104426372930639/659897967383484/?type=1&theater

Bonu Ighinu può considerarsi la prima vera e propria cultura archeologica a carattere regionale, che si distingue dalle altre per aspetti peculiari che assumono una connotazione locale.

Le scoperte recenti e il riesame dei contesti hanno permesso di definire la Cultura di Bonu Ighinu in modo abbastanza dettagliato: la produzione ceramica risulta facilmente distinguibile per la finezza e l’eleganza delle superfici bruno-lucide, gli impasti con argille fini e privi di scheletro, l’omogeneità delle colorazioni, le decorazioni a linee incise e punti a crudo oppure incisi dopo la cottura. La sobria decorazione sottolinea in prevalenza la forma dei vasi, anch’essa tipica di questa facies, che introduce forme composite, con il collo concavo, la spalla carenata e il corpo arrotondato. Sono tipiche le piccole anse verticali a nastro, arricchite spesso da appendici e da bottoni plastici e decorate a puntini e a trattini.

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Tazza carenata di cultura Bonu Ighinu dal sito di Bau Angius-Terralba.

La produzione litica, scarsamente documentata, segue la tradizione tecnica del Neolitico Antico, utilizzando in massima parte come materie prime l’ossidiana, che prevale senza particolari differenze nella selezione del litotipo rispetto a quanto si osserva nel Neolitico Antico, e la selce. La riduzione della materia prima è attuata direttamente nel luogo dell’abitato, su scala locale, dove pare arrivare già in forma di piccoli blocchi non lavorati. Nella lavorazione infatti continuano ad essere preferiti i nuclei di piccola dimensione, sfruttati per sequenze a percussione diretta che alternano i piani di forza, per cui è fondamentale possedere una grande perizia tecnica.

Più di recente si è soffermata l’attenzione anche sui materiali in osso, che rivelano un’abbondante produzione di strumenti ed ornamenti.

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Statuetta di divinità femminile con copricapo a tamburello dalla Tomba 386 di Cuccuru is Arrius

Caratterizzano questa cultura in maniera significativa gli idoletti femminili di tipo volumetrico. Si tratta di statuine in pietra, rappresentanti una divinità femminile obesa in posizione stante con la testa cilindroide e le braccia generalmente aderenti ai fianchi.

I gruppi Bonu Ighinu praticavano la cerealicoltura, l’allevamento del bestiame, la caccia e la raccolta dei molluschi. Appare accresciuta nell’economia l’importanza dei bovini. Inoltre, proprio in questa fase viene portato a compimento il processo di neolitizzazione della Sardegna, con la piena affermazione dell’economia produttiva e il concomitante sviluppo di società stanziali e con una più complessa articolazione interna.

Dalle analisi degli individui della Grotta Rifugio risulta una discretamente robusta conformazione somatica, da cui si deduce che la popolazione seguiva un’alimentazione varia. Anche le analisi dei resti di Cuccuru is Arrius rivelano che la situazione igienico-sanitaria sembra indice di migliori e più articolate condizioni di vita. Da questo tessuto sociale sembra prendere avvio l’istituzione delle prime reti di scambio, che mira alla diffusione delle materie prime a lunga distanza, in società strutturalmente similari all’interno delle quali si cominciano a delineare distinzioni di status o di rango.

Bibliografia:

  • L. Usai, Il Neolitico Medio in Atti della XLIV Riunione Scientifica “La Preistoria e la Protostoria della Sardegna”, Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009, I, Firenze 2009
  • C. Lugliè, La comparsa dell’economia produttiva e il processo di neolitizzazione in Sardegna, in A. Moravetti, P. Melis, L. Foddai, E. Alba (a cura di), La Sardegna preistorica. Storia, materiali monumenti, Sassari 2017
  • M. Levine, La fauna di Filiestru (trincea D), in Trump D. H. La grotta di Filiestru a Mara, QSASN 13, Dessì, Sassari 1983

F.F.

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