Sa Sedda ‘e Sos Carros – Oliena (NU)

Il villaggio nuragico di Sa Sedda ‘e Sos Carros  (300 m slm), situato in territorio di Oliena, si trova compreso all’interno della Valle di Lanaitho, alle propaggini del Monte Uddé (h massima 909 m slm). A partire dagli anni Settanta il sito è stato oggetto di numerose campagne di scavo. La prima, nel 1977, condotta da Fulvia Lo Schiavo mise in luce una serie di ambienti circolari che si aprono su un grande cortile attraversato da un canale per la raccolta delle acque piovane e una scalinata di lastre in calcare locale che collega il complesso con gli ambienti soprastanti. Nel 1993 una nuova campagna di scavo si rese necessaria a seguito di scavi abusivi. Lo scavo è stato condotto da M.A. Fadda, reso urgente in alcuni punti in cui la muratura e lo strato archeologico superficiale erano stati danneggiati.

Isolato principale, foto Archeosardegna

Si tratta di un complesso di capanne che si articolano intorno ad un cortile centrale, tra le quali si distingue una sofisticata struttura santuariale che rientra nella tipologia delle rotonde con bacile.

Ingresso monumentale all’isolato visto dall’interno. Foto Archeosardegna

L’isolato di capanne a corte centrale, che comprende la struttura santuariale, è cinto da un imponente muro fatto di grossi blocchi che circonda e sorregge l’isolato. Tramite una scalinata monumentale, costituita da lastre monolitiche di calcare e basalto, si accede all’isolato, attraversando un ingresso a tenaglia, dotato di banchine ai lati.

Il cortile dell’isolato ha al centro un pozzetto per la raccolta dell’acqua piovana e conserva ancora i lembi dell’originario lastricato, che è possibile osservare specialmente all’interno del vano Q, chiuso in antico e adiacente alla capanna A e dalla cosiddetta “vasca delle abluzioni” (vano P).

Planimetria, foto da M.A. Fadda, G. Salis, 2010, Sa Sedda ‘e Sos Carros e la Valle di Lanaitho (Oliena), Carlo Delfino Editore, “Guide ed Itinerari della Sardegna”

Le capanne che si affacciano al cortile sul lato N sono di forma circolare (A, B, O, Q, E1), mentre hanno forma rettangolare le capanne (G, F, E) e condividono un lato della muratura con la muraglia ciclopica. Tra i vani E ed E1 si nota una breve serie di scalini, probabilmente utili a raggiungere i tetti per la manutenzione (Salis, 2015).

Vano I, foto Archeosardegna

La rotonda con bacile (vano I) si trova direttamente sul lato opposto all’ingresso monumentale ed è compresa all’interno di un vano lastricato di forma irregolare dal diametro di 2,50 m e un alzato residuo di 1,80 m, realizzato in basalto accuratamente lavorato. Il pavimento è in lieve pendenza verso un foro risparmiato al di sotto del sedile, anch’esso in basalto ben lavorato e con una leggera modanatura. È costituito da un piano levigato di calcare, mentre l’ingresso presenta una soglia in basalto con listello a rilievo. Al centro del vano è collocato un grande bacile scolpito in un unico blocco di arenaria, dotato di foro pervio praticato nel bordo, che faceva defluire l’acqua. A 1,05 m dal pavimento tra i filari di basalto è inserito un filare di conci isodomi in calcare tufaceo, che presentano 7 delle 9 originali protomi di ariete scolpite in altorilievo. La rappresentazione simbolica dell’animale con le corna nei monumenti d’uso cultuale de Bronzo Finale potrebbe suggerire l’esistenza di una divinità legata alla terra, che trova confronti nei contesti micenei (Fadda, Salis, 2010). Le protomi, in corrispondenza del muso, presentano un foro pervio, collegato con un canale interno rivestito di piombo che veniva attraversato dall’acqua e grazie al quale questa poteva raggiungere l’interno del bacile centrale, tramite anche l’ausilio un ugello. La parte terminale del muro è sormontato da blocchi in basalto sistemati a formare delle mensole, come si riscontra anche nella cosiddetta capanna delle nicchie di Sant’Imbenia ad Alghero (SS). Si esclude una copertura di elementi lapidei, mentre si propende per una leggera copertura lignea e, probabilmente, mobile. All’esterno dell’ambiente si conservano una vasca in trachite, a sua volta collegata ad un focolare.

Planimetria Vano I, foto da G. Paglietti – Le rotonde con bacile di età nuragica

“L’inserimento della piccola fonte – che presenta un’architettura molto accurata – in un complesso di vani di struttura semplice fa supporre che venisse utilizzata per il normale approvvigionamento d’acqua e contemporaneamente per un uso cultuale e quindi usata come una sorta di tempietto domestico, costruito ad uso di un clan familiare che abitava nell’isolato.” (Fadda, 1993).

Il vano I conobbe una defunzionalizzazione, forse causata dal presentarsi di cedimenti strutturali, e rifunzionalizzazione come ripostiglio di bronzi , destinati alla rifusione probabilmente in una fucina non troppo distante.

Navicella, foto da M.A. Fadda, G. Salis, 2010, Sa Sedda ‘e Sos Carros e la Valle di Lanaitho (Oliena), Carlo Delfino Editore, “Guide ed Itinerari della Sardegna”

Secondo un’analisi statistica condotta da P. Melis sui bronzi nuragici in relazione ai santuari delle acque, il sito di Sa Sedda ‘e Sos Carros ha messo in luce la maggiore concentrazione di navicelle (31-25%) in confronto agli altri santuari dell’Isola. Non sono stati rinvenuti bronzi figurati, di esclusivo uso cultuale, né le basi in pietra per le offerte (Fadda, 1993).

Il proseguimento delle campagne di scavo ebbe l’interesse di indagare i sistemi di captazione dell’acqua per il complesso sistema idraulico dell’insula, reso difficoltoso poiché l’area calcarea favorisce la dispersione dell’acqua (Fadda, 1993), e vide nel 2002 un’esplorazione dell’area alle pendici del monte Uddè, ad una quota superiore rispetto al vano I.

Alla destra della rotonda con bacile un’altra scalinata introduce nel vano P, interpretato come vasca delle abluzioni. Si tratta di un’ampia struttura circolare composta di conci a T di basalto, originariamente fissati insieme con l’aggiunta di colate di piombo. La struttura si presentava con un pavimento battuto in argilla e ciottoli di fiume, che la rendevano impermeabile, e un pozzetto che la collegava alla grande cisterna situata sotto il cortile centrale.

Vano P, foto Archeosardegna

Di notevole interesse si presenta anche il vano O, che pare essere adibito a luogo di culto. Si tratta di una semplice capanna con muratura residua di circa 2 m composta in pietre di media e piccola pezzatura disposte in filari aggettanti verso l’interno. Si conservava qui una base di basalto per offerte votive, con 10 fori che sostenevano 10 spade fissate con colate di piombo.

Base in basalto per spade votive, foto Archeosardegna

In seguito, l’ampliamento dell’area di scavo fu finalizzato a definire le relazioni tra l’isolato e il resto del villaggio. Fu individuato un imponente muro di cui si conservano sette filari, per un’altezza che raggiunge i 3 m. Il recinto monumentale, oltre che separare l’isolato, lo sorregge, in quanto contiene il piano di terra su cui si imposta l’isolato e trova spazio al suo interno una grande cisterna collegata al sistema di raccolta dell’acqua piovana e al raccoglimento delle acque di deflusso provenienti dalla struttura templare (Salis, 2015). La muraglia, all’altezza del terzo filare, è occupata dall’apertura delle bocche dei canali di scolo.

Nelle più recenti campagne di scavo la ricerca è stata ampliata all’esterno del muro perimetrale, mettendo in luce due capanne circolari (2 e 5) ed un ambiente interpretato come rotonda con bacile, che ha subito una destrutturazione ed è stato compreso all’interno dei un vano di forma irregolare, il cui scavo non è stato ultimato e i cui dati sono tuttora inediti.

La capanna 5 si imposta sul piano obliquo di calcare, sul quale è stato ricavato un piano d’uso dell’ambiente. Presenta un piccolo ambiente sussidiario di pianta ellittica. Tra i materiali sono presenti lisciatoi e brunitoi in gran numero (Salis, 2015), che sono stati messi in relazione ad attività di lavorazione della pelle e della ceramica (Salis, 2008). All’esterno della capanna 5, nello spazio tra questa ed il muro ciclopico, era presente una rifiutaia comprendente cenere, frammenti fittili e, soprattutto, resti di pasto, terrestri e marini, indice, questi ultimi, di forti collegamenti con la costa, che si trova molto vicina in linea d’aria e che poteva essere raggiunta dal valico in prossimità del Monte Tiscali, Iscala ‘e Surtana, oppure seguendo il corso del fiume Cedrino (Salis, 2008). La capanna 5 era raggiungibile tramite una scala, dalla quale si diparte una via di accesso ad un’altra capanna leggibile, ma non ancora scavata (Salis, 2015).

La capanna 2 si addossa alla muraglia ciclopica e alla scalinata di accesso all’isolato principale. Ha forma circolare, costituita di pietre calcaree di piccole dimensioni leggermente aggettanti verso l’interno, per un alzato residuo di circa 2 m. Al momento dello scavo si presentava coperta da uno strato di crollo misto a terra comprendente un alto contenuto di cenere, un’altissima percentuale di ossa animali e ramaglie “da interpretare come pertinenti alla originaria copertura” (Salis, 2008). I materiali della capanna 2 e delle zone limitrofe rimandano ad una fase di utilizzo che si estende soprattutto nell’Età del Ferro e nell’Orientalizzante. Tra questi si ricordano una applique bronzea con appendice a pastiglia molto semplice, alcune fibulae di provenienza allogena, che troverebbero confronti nella Penisola nell’area Villanoviana, alcuni spilloni e verghe di manifattura locale (Salis, Minoja, 2015).

La capanna 3 si addossa alla muraglia ciclopica, sotto il vano E. Presenta forma irregolare ed è realizzata in blocchi poligonali di calcare e conci a coda in basalto di riutilizzo. La capanna si imposta su un vano più antico e conserva all’interno un sedile circolare di pietre di piccole dimensioni, un focolare circolare ed un piccolo bacile in basalto, munito di foro pervio, in origine probabilmente collocato al centro del sedile, che si trova collocato nel muro di fondo, al di sotto di una nicchia.

La capanna 3, foto Archeosardegna

La destrutturazione degli ambienti con bacile rispecchia un periodo di trasformazione del mondo concettuale e rituale nuragico (Salis, 2015).

F.F.

Bibliografia:

  • M.A. Fadda, 1993, Sa Sedda e Sos Carros (Oliena). Il villaggio nuragico, in Bollettino di Archeologia, 19- 21, pp. 170-172.
  • M.A. Fadda, 2005, Oliena Sa Sedda e’ sos Carros. Gli architetti dell’acqua sacra, in Archeologia Viva, a. XXIV, 111, pp. 76-81.
  • M.A. Fadda, G. Salis, 2010, Sa Sedda ‘e Sos Carros e la Valle di Lanaitho (Oliena), Carlo Delfino Editore, “Guide ed Itinerari della Sardegna”
  • P. Melis – Bronzi di età nuragica in relazione ai santuari delle acque
  • G. Salis, 2006, Nuovi scavi nel villaggio nuragico di Sa Sedd’e sos Carros, in Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae, pp. 23-28.
  • G. Salis, 2008, L’insula di Sa Sedd’e sos Carros. La campagna-2006-2007 e i nuovi materiali, in Una comunità montana per la valorizzazione del patrimonio archeologico Nuorese, pp. 147-189.
  • G. Salis – Le rotonde con bacile: un nuovo contributo dal villaggio nuragico di Sa Sedda ‘e Sos Carros-Oliena, FastiOnline
  • G. Salis, 2017, Pozzi sacri, fonti e rotonde, in A. Moravetti, P. Melis, L. Foddai, E. Alba (a cura di) Corpora delle Antichità della Sardegna, Storia e monumenti, pp. 253-276
  • G. Salis, 2015, Sa Sedda ‘e sos Carros, in M. Minoja, G. Salis, L. Usai (a cura di) L’isola delle torri, Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica (Cagliari, Cittadella dei musei, Torre di S. Pancrazio 13 marzo 2014 – 14 settembre 2014, Roma, Museo Preistorico Etnografico “L. Pigorini” 1 novembre 2014 -12 marzo 2015), Catalogo della mostra, pp. 296-301
  • G. Salis, M. Minoja, 2015 – Un contributo sulle fibulae rinvenute in Sardegna, in Quaderni 26/2015.
  • G. Salis, 2011, Le rotonde con bacile d’età nuragica. Alcune considerazioni alla luce delle nuove scoperte nel villaggio nuragico di Seleni (Lanusei, Prov. Ogliastra), in V. Nizzo, L. La Rocca, Antropologia e archeologia a confronto: rappresentazioni e pratiche del Sacro, Atti del II incontro internazionale di studi (Roma, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” 20-21 Maggio 2011), pp. 549-559
  • G. Spano, Memoria sopra alcuni idoletti di bronzo, trovati nel villaggio di Teti, e scoperte archeologiche fattesi nell’isola in tutto l’anno 1865
  • G. Paglietti, 2008, Le rotonde con bacile d’età nuragica, in Rivista di Scienze Preistoriche LIX, pp. 335-354
  • G. Ugas, 2009, Il I Ferro in Sardegna, in AA.VV. La Preistoria e la Protostoria della Sardegna, Atti della XLIV riunione scientifica IIPP, Firenze 2009, pp. 163-182
  • G. Lilliu, 1982, La civiltà nuragica, Carlo Delfino Editore

2 pensieri su “Sa Sedda ‘e Sos Carros – Oliena (NU)

Lascia un commento