Il Neolitico Recente e la cultura di San Michele di Ozieri

Verso la fine del V millennio, con l’esaurirsi della cultura di Bonu Ighinu e il maturare delle esperienze della cultura di San Ciriaco, si affaccia nella preistoria sarda una nuova cultura complessa ed articolata, detta di Ozieri (dal nome dell’abitato in cui fu scoperta dal Taramelli) oppure di San Michele (dal nome della grotta in cui furono effettuati gli scavi nel 1909 e 1914 e che si apre ai margini del suddetto abitato), così definita da G. Lilliu nel 1963.

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Grotta di San Michele di Ozieri, foto da https://mapsights.com/ozieri/ozieri-grotta-di-san-michele/23381325

Questa fase culturale viene datata variamente dal Neolitico recente all’Età del Rame (ormai attestato 4100-3500 cal BC), con la suddivisione in fasi data dagli studiosi del settore.

V. Santoni la suddivideva in tre fasi:

  1. Facies arcaica proto calcolitica (distinta per l’introduzione del vaso tripode);
  2. Ozieri classico;
  3. Sub-Ozieri

G. Tanda propone invece la suddivisione in quattro fasi:

  1. Fase I: di formazione, corrispondente alla fase di San Ciriaco e databile al passaggio tra il Neolitico medio e il Neolitico recente oppure come fase finale del Neolitico medio oppure, ancora, come fase iniziale del Neolitico recente;
  2. Fase 2: Ozieri, con l’introduzione di nuove forme vascolari (vaso a cestello, pisside, tripode), tecniche e tipologie decorative assenti nella Fase I, presenza cospicua di statuine, sia in marmo sia in argilla;
  3. Fase 3: Ozieri con decorazioni meno invasive, rigide;
  4. Fase 4: sub-Ozieri, databile all’Età del Rame, talvolta con reperti metallici, in rame o argento.

La cultura di Ozieri risulta diffusa in tutta l’Isola, con aree di maggiore densità (Sassarese, Algherese, Oristanese e Campidano) rispetto ad altre dove appare meno presente, e rappresenta il momento più elevato della preistoria sarda, che affonda le sue radici nelle precedenti culture di Bonu Ighinu e San Ciriaco, senza chiudersi agli stimoli esterni che, come si vedrà, provengono dal bacino Mediterraneo.

Il grande stimolo della cultura di Ozieri è dato innanzitutto da un forte incremento demografico, attestato dalle evidenze archeologiche quali migliaia di grotticelle funerarie, insediamenti, menhir, complessi megalitici e dolmen che rappresentano il segno distintivo della vitalità di questa cultura.

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Dea Madre di Turriga, Senorbì. Figura cruciforme.

Perdura in questa fase l’antico culto della Dea Madre, come testimoniano le numerose statuine femminili in pietra o in osso oppure modellate in argilla, mentre menhir, figurazioni di protomi bovine e motivi corniformi scolpiti, incisi o dipinti in tombe ipogeiche (domus de janas) rappresentano, forse, l’insorgere di un principio vitale maschile, che si accosta alla Dea nell’eterno ciclo della nascita e della morte.

Nelle ceramiche, benché le tecnologie e la raffinatezza dei prodotti non raggiunga quelle documentate per il Bonu Ighinu, si presentano ricchissime nelle forme e nelle decorazioni, con chiari influssi di matrice orientale, in particolare egeo-anatolici, che sono stati ultimamente ridimensionati per dare più spazio alla matrice locale delle esperienze precedenti, che sono il fondamento di questa produzione. Rimane comunque da considerare che soprattutto in questo periodo il Mediterraneo appare mosso dal complesso intrecciarsi delle rotte commerciali dell’ossidiana, che assegna alla Sardegna un ruolo centrale nell’economia mediterranea.

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Vaso a cestello da Mogoro, esposto al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari

Accanto ai vasi di tradizione Bonu Ighinu-San Ciriaco (scodelle a calotta, ciotola carenata, vasi globulari a collo distinto) troviamo forme vascolari del tutto nuove, come i vasi a cestello, la pisside e il tripode. Quest’ultimo avrà grande fortuna fino alle fasi dell’Età del Bronzo, essendo ripreso, seppur con varianti, dalla cultura di Bonnannaro.

I vasi a cestello e le pissidi risultano variamente decorati, mentre i vasi tripodi, essendo ceramiche da fuoco, sono generalmente inornati e dalle pareti lisce. Le decorazioni spaziano con fantasie e tecniche diverse, a volte accentuate dalla colorazione con ocra rossa, meno spesso gialla, che le mettono in risalto rispetto alle superfici brune. Scarso rilievo sembrano avere le anse, mentre le forme tendono ad avere il fondo piatto ad eccezione delle scodelle.

Spiccano in questa fase decorazioni con figurazioni zoomorfe e antropomorfe, di cui si hanno scarse testimonianze a partire dal Neolitico Antico (Vaso della Grotta Verde di Alghero), con la differenza che non si ha più la raffigurazione schematica del solo volto, ma si arriva a quella della figura intera, allo stesso modo schematica, il più delle volte rappresentata da linee e triangoli.

Le forme vascolari vistosamente ornate possono tuttavia riferirsi per lo più ad oggetti di lusso o legati ad usi rituali specifici, mentre la ceramica di uso comune si presenta priva di decorazione.

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 Ricostruzione del modulo architettonico del tipo Serra Linta (da Tanda 1984)

Passando agli insediamenti abitativi, è documentato l’uso della grotta naturale o del riparo sotto roccia, ma predomina il villaggio all’aperto, caratterizzato dall’ubicazione in zone asciutte e spesso pianeggianti o in leggero declivio.

Sono documentate numerose categorie di sepolture: deposizioni singole o plurime in fosse terragne nell’area dei villaggi, talvolta sotto il pavimento delle capanne, inumazioni collettive ed ossari in grotte naturali, così come accadeva nelle fasi precedenti.

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Domus de Janas di Sirilò, località Pradu – Orgosolo (NU). Foto di @lousypics, da https://www.facebook.com/archeorgosolo/

Innovativi sono invece dolmen, tombe a circolo e/o tombe miste e le tipiche grotticelle artificiali funerarie conosciute col nome di domus de janas, che contano circa 3500 esemplari, sparsi nel territorio isolano. Sono ritenute un’elaborazione delle grotticelle artificiali funerarie della cultura di Bonu Ighinu. Nella cultura Ozieri esse si diversificano negli accessi e nelle scelte di ubicazione.

La cultura di Ozieri rappresenta così la cerniera tra l’Età della Pietra e l’Età dei Metalli, ponendosi come conclusione della prima e prefigurazione dell’altra con risvolti che toccheranno l’apice nell’Età del Bronzo per poi concludersi in qualche modo nell’Età del Ferro.

Bibliografia:

  • G. Tanda, Il Neolitico recente in Atti della XLIV riunione scientifica– La preistoria e la protostoria della Sardegna, Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009
  • A. Moravetti, Ceramiche decorate della cultura di Ozieri, in A. Moravetti, P. Melis, L. Foddai, E. Alba (a cura di), La Sardegna preistorica. Storia, materiali monumenti, Sassari 2017

F.F.

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